Tenerello
Ci avviammo con la bici. Io stavo seduto sul tubolare superiore con entrambe le gambe dallo stesso lato. Non ero più tanto piccolo per essere portato così e avevo i piedi che sfioravano per terra, ma lei pedalava con tanta energia che sembrava non accorgersi della mia presenza, anche quando la strada s’inerpicò per la ripida salita di Porta Furba. Per non finire in pasto ai commenti degli altri studenti mi fece scendere una cinquantina di metri prima della scuola e poi si limitò a seguirmi passo dopo passo. Arrivati davanti al portone d’ingresso si arrestò, mi passò una mano tra i capelli scompigliati – che nella fretta avevo dimenticato di pettinare – e mi fissò a lungo con un’espressione orgogliosa e protettiva. La salutai e mi avviai. Prima di varcare la soglia del portone, istintivamente mi voltai: era ancora lì, intenta a guardarmi.
Mi sentii inebriato d’affetto. Non potevo tradire tanto sentimento.
Quando presi posto in classe sapevo già che non l’avrei delusa.
2020, pp. 202
13,20€
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