Sotto un velo nero
Il velo nero è quello che ha coperto una vicenda realmente accaduta e che presenta i tratti del giallo. Il colpevole si conosce da subito, ma è il finale a non essere scontato a causa della commistione tra giustizia e politica in tempo di regime. La sera di domenica 4 novembre 1934 un gruppo di ventenni sta tirando tardi attorno al biliardo dell’albergo Italia a Masone. Sono gli ultimi avventori e la pioggia che batte sui vetri accentua il malinconico finale di un giorno di festa. Le chiacchere a bassa voce e i pensieri sono già tutti rivolti alla settimana che sta per cominciare. Poco dopo le nove di sera nel locale fa irruzione un manipolo di “arditi” in camicia nera. Sono di Voltri e stanno tornando a casa dopo aver festeggiato il Giorno della Vittoria a Rossiglione. Lungo la strada hanno fatto più volte tappa nelle osterie ancora aperte. Sono veterani della Grande Guerra, sono fascisti e soprattutto sono eccitati dal vino e dalla sensazione di onnipotenza che deriva loro dall’indossare l’uniforme nera. Nel bar impongono il “saluto al Duce” e abbozzano qualche canto sgangherato. A scalmanare, in particolare, è uno di loro che, senza un apparente motivo, si avventa sul giovane Nicola Tubino e lo pugnala a morte. Ai primi momenti di sbalordimento segue una reazione furibonda e la notte per gli “arditi” si fa davvero buia. Di fronte all’albergo si raduna una folla di almeno 400 paesani e il mondo si rovescia, per un po’ sono gli squadristi a subire la violenza dei tanti contro pochi e solo l’intervento dei carabinieri li sottrae al pestaggio. Linciare le camicie nere nell’anno XIII dell’Era Fascista, però, non è ammissibile. Non può essere successo e, soprattutto, non si deve risapere. Per tante ragioni, non solo politiche. Di mezzo ci sono non soltanto le carriere di funzionari e gerarchi di partito, ma anche gli interessi del comitato d’affari che ruota attorno a Giorgio Molfino, il federale di Genova. A tutti conviene che il velo non venga sollevato e pertanto la storia dovrà essere sfumata o addirittura cancellata, anche a costo di alterare la verità. Ci vorranno una buona dose di cinismo, l’aiuto di una coincidenza tragica e diciotto mesi di tempo prima del processo all’assassino, ma alla fine, con il fondamentale appoggio di scienza e diritto, ingiustizia trionferà.
2025, pp. 105, fotografie b/n
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