PARTIGIANI. UNA STORIA DI UOMINI
“PARTIGIANI – UNA STORIA DI UOMINI” non è nato come un libro dedicato unicamente alla resistenza in quanto tale. Perché al centro dell’analisi, sia pure nel contesto della guerra civile 1943-45, c’è l’uomo, una distinzione sottile ma tutt’altro che priva di importanza. Anzi, per essere ancora più precisi si è cercato di focalizzare il paradigma dei comportamenti umani: dall’eroismo all’abiezione, dalla viltà al coraggio, dalla rassegnazione alla consapevolezza, dal disprezzo all’ammirazione, dall’amore per la vita al suo contrario. Insomma situazioni intermedie e “situazioni estreme”, un concetto che nel testo ricorre con frequenza, e che nella guerra civile, essendo una guerra nella guerra, acquista una doppia valenza. Ciò di cui si è scritto assume il valore di una testimonianza che ha avuto finora pochi riscontri; e lo si è scritto lavorando soprattutto, anzi quasi esclusivamente, su fonti partigiane. L’idea che ha sorretto il progetto – che ha richiesto quasi tre anni di lavoro – è da intendersi come il tentativo di studiare la resistenza e il “tipo” di resistente, difficilmente classificabile in modo univoco, per così dire dall’“interno”, analizzando i documenti prodotti dagli stessi personaggi che le hanno dato vita, per scoprire come davvero si sia svolta, premettendo ancora una volta che lo studio critico della storia non ha bisogno di posizioni fuorvianti contornate da paludamenti ideologici e neppure di concezioni che includano stati d’animo di varia natura; deve appoggiarsi invece ad un rigoroso e razionale vaglio delle fonti che, in passato, non sempre è stato possibile. Non solo; in tutto il testo assume notevole valore, per il metodo scelto e per i contenuti, la significativa frase di Walter Benjamin riportata anche nell’introduzione: “In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato al conformismo che è sul punto di soggiogarla”, perché non vi si troverà una sola riga che possa, per quanto in modo generico, richiamare appunto il conformismo e i suoi deleteri effetti. Si può aggiungere che l’autore non ha vissuto alcuno degli avvenimenti rappresentati e soltanto a decenni di distanza ha cominciato a conoscere episodi – episodi, non il disegno complessivo, che pure si dava – relativi al periodo. E, benché intorno all’“argomento partigiani” le controversie non siano del tutto spente, ha cercato di procedere con necessario distacco e serena obiettività, attento a limitare il rischio che si trova alla base di operazioni come queste, non prive di slanci emotivi: ossia un coinvolgimento che avrebbe sicuramente avuto influenze negative sull’analisi dei fatti. Il risultato è un saggio che interessa un’ampia gamma di realtà partigiane – concentrate nel nord del paese – e le analizza senza reticenze e senza veli, penetrando anche laddove – si vedano in proposito i capitoli dedicati ai “contrasti” – in pochi si sono spinti. Alcune parti, poi, come quelle riferite ai reparti speciali partigiani (SIP e SIM), all’amministrazione della giustizia e alla storia della divisione “Lunense” risultano praticamente inedite, insieme a molte altre. In sostanza, si tratta di uno studio che si avvale di un’interpretazione originale, che si pone l’obiettivo di ottenere la comprensione di un periodo che ha segnato un’epoca e non ha mancato di incidere su quella successiva fino ai giorni nostri.
2010, pp. 554
38,00€
Dettagli del libro
Dimensioni | 17 × 24 cm |
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