Parigi
Tra il 1908 e il 1912 Lorenzo Viani soggiorna in tre occasioni a Parigi, coronando un sogno più volte ripercorso dalla giovinezza attraverso la mitologia politica della Comune, occasione idonea per lui alla liberazione integrale degli istinti espressivi, alla rottura di una barriera di provincialismo che sentiva soprattutto nei termini di “repressione” anche a livello sociale. Di fatto però le attese andarono per gran parte deluse, a cominciare dalla sua stessa sistemazione alla Ruche, enorme alveare ricettacolo di artisti (o presunti tali) costruito con le macerie dell’Esposizione Internazionale , simbolo di un’irresolubile condizione di angoscia, di miseria, di dannazione. Richiamandosi alle sue controverse esperienze vissute nella capitale francese, nel 1925 Viani pubblica “Parigi”, testo elaborato con largo anticipo e nel quale, pur con un corredo cospicuo di informazioni e ritratti di personaggi – come Picasso o come l’arabo Ceab amico di Ungaretti – vivacemente tratteggiati, l’immagine gareggia con la parola, inserendosi così con originalità all’interno della tradizione della peinture écrite e riuscendo ad offrire un documento elaborato e non convenzionale circa il rapporto tra parole e immagini, referenze pittoriche e scrittura letteraria, realtà e figura.
p.190
12,35€
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