Virgilio e la campagna nella civiltà augustea

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Il primo poema con cui Publio Virgilio Marone ha segnato la letteratura latina, le Bucoliche, è dedicato al mondo della pastorizia (in greco i “boukolikoi” sono i pastori di buoi). Virgilio è affascinato dalla vita agreste, che per lui è simbolo di pace, di civiltà e di crescita sociale: proprio quel modello che Ottaviano, dopo decenni di guerre civili, intravvede come struttura di sviluppo e di miglioramento della qualità della vita. Dopo la pastorizia, Virgilio passa ad approfondire gli aspetti peculiari della coltivazione e scrive le Georgiche in quattro libri, ognuno con un tema agricolo monografico fondamentale (l’agricoltura, la coltivazione della vite, l’allevamento del bestiame, l’apicoltura). Accanto alla glorificazione e alla valorizzazione della attività agricola, Virgilio inserisce la ripresa della diffusione della religione tradizionale sulla quale ha puntato Ottaviano Augusto. Siamo di fronte a un modello nuovo di civiltà e di crescita economica e sociale in un clima di pace. Virgilio ora lavora indirettamente guidato da Ottaviano, conosciuto tramite Mecenate, entrambi hanno accolto con entusiasmo le Georgiche. È la premessa al passo successivo, ovvero il grande poema della glorificazione della storia e del mito di Roma, l’Eneide, al quale il poeta dedicherà gli ultimi dieci anni della sua vita.

(90 pagine con illustrazioni a colori).